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Sperduti sensi
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Ho imparato
- a non
guardare più il cielo
- ormai
vestito in permanenza
- di
polvere e fumi.
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Anche le orecchie si sono
spente
- protette ormai da tappi permanenti.
- Non
c’era altro modo
- per
riassaporare il silenzio
- di una
notte d’autunno
- quando
anche l’usignolo
- smette
di cantare.
- Forse
un giorno
- il mio
orecchio riuscirà a selezionare,
- in
mezzo al rombo dei motori,
- il
richiamo del ranocchio
- che
vuole attraversare.
-
Tornerei infine
- a
sentirmi ancora fortunato
- se
potessi
- rimettere alla prova il mio palato
- gustando una sorba matura
- raccolta nel bosco
- di
Monte Pelato.
-
Di certo mi rimane ancora
- il
dolce contatto della tua pelle
- sulle
mie ruvide mani,
- memoria
indelebile
- di
ieri, oggi e domani.
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- Genova,
4 febbraio 2021
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