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Paese mio
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Ti credevo morto
- e ti ritrovo come nuovo,
- ben piantato sopra il poggio,
- con la stradina asfaltata,
- i muretti raddrizzati,
- gli uliveti ben curati
- e le case restaurate.
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Per un istante solo mi hai ingannato,
- troppe persiane ben serrate,
- rare voci invecchiate
- in un silenzio innaturale.
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Da cima a fondo a perdifiato
- quante volte ti ho attraversato
- in un percorso
- di rumori scomparsi.
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Le mazzate regolari
- del bottaio al lavoro,
- il ronzio delle api
- in un orto nascosto
- di un Generale mai visto.
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Le partite alle noci
- sulla piazza impolverata
- e le liti infinite
- sulle curve tagliate
- di una gretta consunta
- da troppe gare perdute.
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Tante vite consumate,
- mille voci dimenticate
- e perse
- giù per le fasce
- abbandonate.
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- Fontona, ottobre 2002
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