- Il giocattolaio che
vestiva i sogni
(*)
-
- Scarcerato dal tetro
collegio
- il cervello laccato da
grande
- e da poco tornato
bambino
- ti osservavo
tutt' occhi in silenzio
- impegnato a vestire i
miei sogni.
- Cavalcavi ogni mio
desiderio
- quasi bimbo che monta
sul dondolo,
- ogni tronco mostrato ai
tuoi occhi
- si mutava in nuovo
Pinocchio
- trasformandoti in doppio
perfetto
- di quel vecchio operoso
Geppetto.
- Accucciato ai piedi del
banco
- inseguivo quei gesti
accurati
- che ridavano linfa al
tuo legno.
- E splendeva sulla
tua fronte
- una luce clandestina e
segreta
- depurata dalle tele di
ragno
- traboccante di poesia la
cantina.
- Un carretto a quattro
cavalli
- mi attirava su mondi mai
noti,
- su quell' oca dalle ali
di legno
- io volavo rapito e
leggero
- una sciabola di legno di
pero
- contribuiva a darmi
contegno.
- Or mi chiedo: sei
davvero esistito?
- O si tratta ancora di un
sogno
- nato nudo e da te
rivestito ?
- Poco importa sapere del
vero
- ma combattere nuove
battaglie
- con una vecchia spada di
pero
- resta un gioco ancor
dignitoso
- per quel bimbo ormai
vecchio bilioso.
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- Genova, dicembre 2006
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- (*)
Quattordicesmo classificato al Concorso Un cuore un focolare 2020
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