Giorni in
Supramonte
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- Giorni di luce, giorni di calore
- ore senz'ombra, ore senza odori,
- ronzio perenne degli insetti
- lo stesso, antico, da millenni.
- Tempo piatto
- su cui spalmare i miei pensieri,
- quelli di oggi come quelli di ieri.
- In una euforia di polvere e sole,
- pascola senza mangiare
- questo mio gregge in pena,
- mentre assaporo ancora
- il gusto del pane e delle catene.
- I confini del mio orizzonte,
- imprigionati dentro a questo monte,
- riparano ogni giorno
- nei faticosi sentieri del mattino,
- quando il timo subisce le mie suole,
- nei colori impastati della sera,
- che specchiano le tonalità
- della mia malinconia più nera.
- Giorni e notti,
- pregni di luce e di buio,
- medesimi odori,
- medesimi rumori,
- nel silenzio apparente
- dei miei sogni solitari.
- E fare l'alba a fatica
- con questo gregge quasi famiglia,
- ingoiati dalla foresta antica
- calpestando foglie come fanghiglia.
- E uscire all'improvviso,
- sui pascoli di pietre avare,
- con sole e polvere sul viso
- e il sapore di un'altra giornata
amara.
- Sotto il leccio ombroso
- duecento pecore in un corpo solo,
- mentre l'
ultimo grande corvo
- spicca pigramente il volo.
- Sempre ritarda la sera
- con la breve allegria
- di una brezza leggera.
- E arriva l'
ora della mungitura,
- festa grassa di tiepido latte
- col formaggio fresco da pressare
- e cani e agnelli e capretti
- unica cerchia del mio focolare.
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- Sardegna, luglio 2006
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