Ghiaccio e fuoco  (*)
 
   Accarezzan le onde
le sabbie dei fiordi,
bisbigliano blande
di antichi ricordi,
di barche approdate
e felici ritorni,
di barche affogate
in tragici giorni.
   Ai confini dei mari
un gusto salmastro
inonda le vene
dei pescatori d'Islanda,
in terre remote
tuttora respirano
antiche case
vestite di zolle
e cascine dipinte
da gente indipendente,
dov'anche le pecore
non fanno gregge,
in un  vagare lento
tra nude lande
orfane d'alberi
e golose d'ombra,
dove l'erba conosce
la fatica di crescere,
si porta addosso la terra
il fiato grosso del vento
impastato di pioggia,
e si attarda il sole
dietro nubi spesse,
tramonti  eterni
nei lunghi inverni,
tra ghiaccio e neve
sotto un sole greve.
   Tra vertigini e cascate
precipitano i fiumi
e governan le valli,
dolce e ardente
il trillo dei tordi,
infinito e suadente
l'alternarsi dei fiordi.
   Distese di lava
aperti orizzonti
e l'acqua che scava
i profili dei monti,
stagni nascosti
e, dietro ogni fosso,
i colori scomposti
di un puzzle rimosso.
E rocce e pietre
e ghiaia e sabbia
nere come pece,
cariche di rabbia
esplosa dal ventre
di madre terra,
parto recente
di eterna guerra,
tra ghiacci e lave
che scendono a valle,
smaniosi di sfregiare
verdi praterie
ed acque di mare.
 
Islanda, agosto 2010

         (*) Pubblicata in IL SUBLIME In Versi e in Prosa, ASS. MONDO FLUTTUANTE, SANREMO-LERICI 2017