E pesavo i rondoni
 
   Seduto su tegole
appeso ai cornicioni
con metodo e regole
tu pesavi i rondoni.
   Quei guerrieri del cielo,
scimitarre le ali,
che sminuzzano il vento
quasi armi immortali.
   E spalancano gole
fameliche e profonde
per nutrire una prole
rifugiata su gronde.
   Un lavoro costante
di energie consumate
nella corsa incessante
a scovare imboccate.
   Quando il cielo scolora
e il termometro cala,
quando il cibo scompare
resta vuota la gola.
   E volare è patire
se la prole è affamata
e volare è morire
ma la prole è appagata.
   Tu guardone curioso
con la pena nel cuore
a badare a quel peso
che si spende e che muore.
   Ne facesti il tuo vanto
tra colleghi ed amici
un lavoro da incanto
che può render felici.
   Nel curriculum vitae
tra convegni e riunioni
poi comparve la nota:
"E pesavo i rondoni".
 
Genova, aprile 2009