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Barba Gustin
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Presenza costante della mia infanzia,
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perduta all’improvviso,
- i
lunghi baffi chiari
- il
tuo mite sorriso,
- le
sopracciglia folte
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mantenute incolte
- che
animavano il tuo viso.
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Sempre presente,
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taciturno assai,
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appendice della famiglia
- del
secolo precedente.
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Pastore di capre e pecore
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vivesti i tempi del tuo gregge
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immerso nel silenzio fatato
- dei
magri pascoli di Montepelato.
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Gioire del privilegio
- di
farti compagnia
- in
quelle indolenti giornate al monte,
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vederti disinfestare l’erba
- da
ogni piccola pietra,
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inganno del falcetto
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smacco per le dita,
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aiutarti a comporre quei grandi cumuli di sassi
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piccoli quesiti misteriosi
- per
principianti archeologi curiosi.
- A
fine domenica quietamente
- ti
lasciavi saccheggiare
- le
tasche rigonfie
- da un
nipote troppo invadente:
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pistacchi e lupini
-
trofei conquistati
-
bocciando pallini.
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Quelle domeniche all’osteria
- unica
parentesi breve
- di
una solitudine scelta
- quasi
lieve.
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Fontona, luglio 2003
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