Stelle cadenti (*)
 
Ti conobbi che ero bambino
ti scrutavo ammirato e stupito
aggirarti tra l'aia e il giardino
ammucchiando le stelle cadute
stramazzate dal cielo d'agosto.
Ne costruivi dei mucchi ordinati
lavoravi con garbo e con cura
spazientito soltanto dal vento
che spazzava l'intera radura.
Mi dicevi con voce pacata:
"Le vediamo ancora brillare
e son morte da migliaia di anni,
ci ostiniamo a volerle sognare
vagheggiandole vive e splendenti,
corteggiate da soli e pianeti,
ingannati dai lampi lucenti
come accade a una dama stregata
dal brillio di un vero diamante."
Per moltissimo tempo mi chiesi
dove celavi quei sacchi ripieni
di bagliori quasi privi di peso
ma esitavo a porti il quesito
timoroso di deludente risposta.
Son trascorsi molti anni da allora
non rimane che un vago ricordo
del tuo quieto lavoro in giardino
e talora mi chiedevo curioso
che ne e' stato di quei sacchi di stelle
ma una notte dal cielo abbrunato
in un buio totale e profondo
vidi un bimbo sbucare dal prato
con un sacco leggero e rotondo
fu un istante ed il cielo incolore
zampillava di fontane lucenti
ed il bimbo in quel tenue chiarore
si beava di quei doni splendenti
raccolti con zelo in tempi remoti
dalle mani di un nonno poeta.
 
Genova, gennaio 2008
 
(*) Terzo Premio al Concorso Miriam Sermoneta 2016, ROMA